A qualsiasi scala la si affronti, la gestione di un progetto di architettura è paragonabile ad un gioco.
Non un gioco semplice, però. Ove le regole siano stabilite una volta per tutte. Ma un gioco della categoria dei nomic. Un gioco in cui Le regole vengono variate durante l’esecuzione dello stesso.
Questo è il paradosso che contraddistingue tutta l’architettura contemporanea.
Dal confronto tra gli attori coinvolti nel processo, dalla continua ridefinizione delle regole di approccio ed esecuzione, non sempre in maniera consapevole e strutturata, nasce il progetto architettonico.
Al centro l’Architetto, il progettista.
In qualità di concorrente, attore e “contaminatore” del processo, mai come osservatore esterno ed imparziale.
Nello stesso “brodo primordiale” sono immersi gli altri protagonisti. La Committenza, la Pubblica Amministrazione, l’Impresa Esecutrice, a volte, l’opinione pubblica.
Con questa visione in mente, negli anni, progetto dopo progetto, mi sono abituato ad applicare nel mio operare un approccio di tipo Olistico.
Un approccio che permetta di superare la parcellizzazione del sapere e dei compiti, che mantenga un orizzonte ampio nell’individuazione degli ostacoli e nella gestione delle soluzioni.